giovedì 11 febbraio 2010

Il dilemma dello studente di medicina

Spinta dai due ultimi commenti sul post della CIPA mi sono finalmente decisa a scrivere questo, nonostante anatomia III.

Il dilemma dello studente di medicina sorge un pomeriggio sul treno chiacchierando con un collega (o meglio di sorgere si ripropone): posso o non posso esclamare "bello!" mentre lui/lei mi racconta di un'anamnesi di un paziente affetto da qualcosa di strano?/posso dirmi invidiosa perché lui/lei è riuscito ad assistere ad un'operazione particolarmente difficile?/posso dirgli/le che è stato/a fortunato a vedere uno screening oncologico positivo?/posso definire "bella" una malattia??? Qualcuno potrebbe rispondermi che sul treno non è il caso di farmi sentire..

E INVECE NO ACCIDENTI!! Perché LO SO quanto sono orribili certe malattie (magari l'ho anche studiate), non sono certo belle o interessanti perché provocano sofferenze, ma ESSENDO IO UNO STUDENTE DI MEDICINA è mio DOVERE interessarmi delle sofferenze degli altri e studiarne le cause e fare del mio meglio per alleviarle. E penso sia molto più utile interessarsi, almeno per chi studia, a quelle malattie che per adesso non hanno una cura, se non addirittura un'eziologia conosciuta.

Come esempio riporto la mia esperienza: uno dei congressi in ambito medico a cui ho partecipato e che mi rimarrà per più tempo impresso nella mia mente è quello a cui ho partecipato nel settembre 2009 a Firenze nell'ambito dei 15 anni di Emergency, in cui il personale medico, infermieristico e gestionale dell'associazione parlava semplicemente del proprio operato. Sono rimasta particolarmente colpita dalle immagini che ha proposto Marco Garatti (sì, uno di quelli che son stati presi in ostaggio in Afganistan): mostravano persone operate in seguito a traumi da bombe o mine antiuomo..ora, quelle immagini secondo me erano meravigliose, ovviamente non perché mi garba guardare la gente maciullata ma perché Garatti (a questo punto avete capito che è il mio idolo) ha guarito quelle persone, è riuscito a ricostruire quello che era esploso ed ha impedito che morissero di sepsi, (nel terzo mondo per di più, mica se l'è portati a Roma o a Milano) e c'erano altre fotografie, di persone con orribili cicatrici, a dimostrarlo.

In sintesi: ci sono persone che muoiono di mali orribili, o che hanno malattie orribili: siamo in molti a dire "che cosa brutta!", dispiacerci e magari dare 1 euro alla ricerca, siamo in pochi che ci interessiamo a studiare queste malattie e a prefiggerci come scopo nella vita di fare qualcosa per comprenderle ed alleviare le sofferenze di chi ne è affetto; fa parte della professione di medico.