Emergency compie 15 anni.
Dal primo intervento di un team di chirurghi durante la guerra civile in Ruanda alla creazione di un Centro regionale di cardiochirurgia in Sudan, passando per alcuni dei paesi più disastrati al mondo: Cambogia, Iraq, Sierra Leone, Sudan, Repubblica Centrafricana, Afganistan.
E un intervento anche in Italia, con un Poliambulatorio a Palermo che offre assistenza specialistica e gratuita ai migranti e alle persone in stato di bisogno.
Dalla chirurgia di guerra alla ostetricia, perché vittime di guerra non sono solo i feriti, ma anche tutti coloro che a causa della guerra vedono negato il diritto fondamentale a essere curati. Dal 1994 a oggi, costruendo e gestendo ospedali, centri pediatrici, centri di riabilitazione, posti di primo soccorso, centri sanitari, un centro di maternità e un centro cardiochirurgico in 14 paesi, Emergency ha portato cure a oltre 3.200.000 persone proponendo un modello di intervento umanitario cheha che ha nella qualità, nell’uguaglianza e nel rispetto i suoi fondamenti.
Dopo 15 anni di esperienza, Emergency ritiene che la guerra sia la più grande tragedia di salute pubblica. Curare le vittime è una terapia d’urgenza sicuramente necessaria: una delle poche possibilità di evitare la guerra è praticare tutti i diritti umani, e in particolare il diritto alla salute, per tutti gli esseri umani.
Un’importante testimonianza arriva in questi giorni da Washington: «In Afganistan la via che può portare alla pace passa anche dalla capacità del Paese a fornire un’adeguata assistenza sanitaria alla popolazione, e da questo punto di vista quello italiano di Emergency può diventare "un modello" nell’ambito della nuova strategia in Afganistan voluta dall’amministrazione americana» (ANSA 12 maggio). L’ha detto a Washington il ministro della Sanità afgano, Sayed Mohammad Amin Fatimie a esponenti dell’amministrazione Obama.
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