Buongiorno a tutti, eccomi di nuovo in questo bel blog ad ammazzare il tempo in queste placide vacanze settembrine, vacanze tanto agognate che per ora ho speso rigirandomi nel letto, leggendo e partecipando all'incontro nazionale di Emergency. Laciando per un po' da parte Emergency volevo proporre un pezzetto della postfazione del libro che ho appena finito, CON CURA (diario di un medico deciso a fare di meglio) di ATUL GAWANDE:
IL MIO QUARTO CONSIGLIO è: "Scrivete qualcosa". Non vuol essere un suggerimento intimidatorio. Non fa differenza se scrivete cinque paragrafi per un blog, un articolo per una rivista di settore o una poesia per un gruppo di lettura. Ma scrivete. Non c'è bisogno di scrivere qualcosa di perfetto. Serve solo per aggiungere qualche piccola osservazione sul vostro mondo.
Ma non dovete sottovalutare l'effetto del vostro contributo per quanto modesto. Come ha rilevato Lewis Thomas, citando il medico John Ziman: "L'invenzione di un meccanismo per la pubblicazione sistematica di "frammenti" di lavoro scientifico è stato forse l'avvenimento chiave nella storia della scienza moderna". Sollecitando il modesto contributo di molti, abbiamo messo insieme un archivio di conscenze collettive molto più utile e significativo di quanto avrebbe potuto fare qualunque individuo da solo. E questo vale dentro e fuori il mondo scientifico.
Né va sottovalutata L'importanza in sé dell'atto di scrivere. Prima di diventare medico non scrivevo, ma a quel punto ho scoperto che avevo bisogno di farlo. Nella sua complessità, la medicina è una fatica più fisica che intellettuale. E poiché è anche un'attività al dettaglio, dal momento che i medici prestano le loro cure a una persona per volta, può stritolarvi. Si può prendere la visione d'insieme dei propri obiettivi. Scrivere consente di tornare su un problema e di riflettere. Anche la più rabbiosa tirata impone a chi scrive una qualche pensosità.
E soprattutto, offrendo una vostra riflessione a un pubblico, anche ad un piccolo uditorio, diventate parte di un mondo più vasto. Buttate giù qualche riflessione, anche solo in una newsletter, e comincerete subito a chiedervi nervosamente: se ne accorgerà qualcuno? Cosa ne penserà? Ho detto qualcosa di sciocco? Un pubblico è una comunità. La parola pubblicata è una dichiarazione di appartenenza a una certa comunità, e anche della propria volontà di dare un contributo sensato.
Perciò sceglietevi un pubblico. Scrivete qualcosa.
Bé, per chi scrive o legge questo blog, c'è poco su cui non essere d'accordo (tranne questa fissa di scrivere dentro il mondo invece di dentro al mondo!); per quanto mi riguarda in particolare, non ho mai smesso di sentire il bisogno di scrivere, anche se al contrario dell'autore lo facevo molto di più prima di entrare nella facoltà di medicina, vuoi per il tempo, vuoi per la fine dell'adolescenza..
Il mio bisogno infatti è quello di continuare a scrivere.
Fin dalla fine del secondo semestre del secondo anno ho sentito di non poter abbandonare questo piccolo blog e dopo aver finito di leggere il libro di Gawande penso che sarebbe veramente meraviglioso farlo diventare un "diario di uno studente di medicina deciso a fare di meglio", con riflessioni raccolte tra un esame e l'altro, poi magari il "diario di uno specializzando.." ed infine (sempre che ci riesca!) quello di un medico. Un bel progetto, no?
Tornando al libro una semplice ma significativa recensione sta nel dire che tratta di quasi tutte le tematiche che abbiamo affrontato a cin@med, per dare un'idea i titoli delle tre parti in cui è divisa la narrazione sono: Scrupolosità, Fare la cosa giusta, Ingegnosità. E' un libro scritto per un vasto pubblico ma è chiaro che colpisce chiunque si avvicini ad una professione sanitaria, in particolare gli studenti di medicina (la postfazione in particolare riporta una sua lezione universitaria) ed infatti, l'autore utilizza le sue esperienze come strumento per parlare di numerosi temi, tra cui ho trovato molto interessanti, anche perché ne ne avevo mai letto: i problemi del sistema sanitario americano, i processi per errori terapeutici e la posizione dei medici sulla pena di morte. Insomma, anche se cin@med per quest'anno è già finito, vorrei proporre ai miei colleghi studenti, e a tutti gli altri, il libro di Gawande, che inoltre è scritto in modo semplice e diretto, da leggere senza fatica.
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