venerdì 6 marzo 2009

Cronache d'agosto

Voglio scrivere una canzone su di lui. Questo è il pensiero che mi accompagna da ieri pomeriggio mentre camminavo davanti ai negozi chiusi e ai bar vuoti sotto il sole forte d'agosto. Ci ho pensato a lungo mentre sudavo pedalando verso casa: niente sterili metafore né luoghi comuni, niente ritornelli cretini stile canzone d'amore all'italiana. Abbasso Laura Pausini! Abbasso Gigi D'Alessio! Forse basterebbe la descrizione di quell'orribile foto... Ci pensavo anche oggi sul treno mentre ascoltavo Kurt, ma per quanto cerchi le parole, quelle non si trovano e non ho grandi idee: dovrei descrivere i suoi atteggiamenti da emarginato? Dire quanto poteva essere stronzo e maleducato? O basta scrivere di come si portava alle labbra una sigaretta dietro l'altra? Lo squillare stridulo del telefono interrompe i miei futili pensieri, tanto per non chiamarle seghe mentali...
Laura che mi chiede di uscire domani, per fare che cosa? Continuare a ripeterci quanto non vorremmo essere in questa cittadina di provincia?
Adesso sono qui davanti alla tabaccheria ad aspettarla, Laura, che compra un altro pacchetto di Camel e ricarica di nuovo il cellulare, tanto domani non avrà più soldi, di nuovo. Sbadiglio appoggiandomi alla ringhiera verde della casa accanto al tabacchi. Nel giardino c’è un gatto che mi fissa con due enormi occhi gialli. Vorrei potergli chiedere se non si annoia anche lui, ma si allontana, e poi non mi avrebbe certo capito. I vecchietti giocano a briscola sul tavolo di plastica davanti al bar, ma se ne vanno presto, uno dopo l’altro, stancati dalla calura estiva. Laura finalmente esce e subito si infila una sigaretta in bocca. Le propongo di andare al supermercato perché c’è l’aria condizionata, poi le chiedo perché ha insistito a uscire a quest’ora impossibile, sono le tre. Risponde che dopo ha ripetizione, che palle! La scuola non solo dura nove mesi, ma rompe anche d’estate. Tra poco ricomincia. Comincio a lamentarmi, ma Laura mi interrompe: mi dice di non pensarci e di correre verso il supermercato perché fa davvero troppo caldo.
Ci siamo quasi tutti stasera, anche Mattia è tornato dalle vacanze in Puglia con i suoi genitori, anche se tra poco dovrà ripartire, tutti intorno al solito pezzo di prato pieno di bottiglie di birra. Sono seduta appoggiata al tronco di un albero e le sto fissando, per ora sono mezze piene (o mezze vuote?), ma presto finiranno, soprattutto grazie al contributo del solito Daniele. Adesso è proprio qui accanto a me con la bottiglia in mano, gli si sta già formando il sorriso ebete sul volto. Anna e le altre chiacchierano, ridono, ma io non riesco a seguire i discorsi; per ora me ne sto un po’ da parte a guardare il cielo che intorno a noi si scurisce sempre di più. Ecco che arriva Caterina con la chitarra e immediatamente si incazza con gli altri perché la birra è quasi finita, poi viene vicino a me, si siede, beve un po’ poi mi fa: “Perché così triste e meditabonda?” La guardo male, ma lei insiste con domande stupide del tipo: non starai mica ancora pensando a quello là?? Sì e con ciò? Che cazzo te ne frega! Non vedo l’ora che si zittisca riattaccandosi alla bottiglia e che cominci a suonare le sue canzoni pietose. A volte la odio davvero tanto, come adesso: pretende di farci sentire le canzoncine che si inventa lei con quella chitarra scordata e poi gli altri le fanno i complimenti perché sono mezzi ubriachi. Mi faccio passare l’ultima bottiglia anch’io, ma ho bevuto troppo poco per non sentire le stecche di questa qua. Sospiro e mi metto a giocare con i tappi per terra.
Sto riguardando le foto, evito accuratamente quelle dove c’è lui, le metto in fondo a tutte le altre, ma poi le guardo lo stesso. Che faccia da idiota. Intanto continuo a mangiare i cereali nel latte freddo, che, visto che sono vecchi e mosci, hanno formato un pappone di un colore indecifrabile. Finita la sbobba della colazione ripongo le foto e accendo la tv: wow, c’è Beverly Hills! Ora posso dire che la mia depressione ha raggiunto lo stato patologico... Spengo senza neanche guardare gli altri canali, che palle! Poco più in là sul tavolo c’è il libro di matematica che la mamma vorrebbe che ripassassi; non ho voglia di far niente, figurarsi di studiare! Mi torna in mente che voglio scrivere quella canzone, ma di nuovo non ho idee, le uniche cose di cui sono sicura sono quelle che non voglio scriverci: mi manchi, perché non sei qui e cazzate simili... Spero che lui adesso si stia godendo quello che resta dell’estate e se ne strafreghi di me, almeno sarebbe intelligente.
Oggi pomeriggio si sta un po’ meglio fuori, c’è il venticello che aiuta a respirare. Sto pedalando verso casa di Tom, devo restituirgli il suo dvd, me lo aveva prestato, ma poi l’aveva lasciato da me. Quasi davanti a casa mia incrocio Simone che cammina a testa bassa, lo saluto; saranno anni che non ci parliamo, una volta eravamo così amici, ma adesso ci vediamo sempre solo di sfuggita, una volta ogni morte di papa. Comincia a piovere. Continua a fare caldo e la strada puzza di asfalto bagnato, che schifo! Metto al riparo la bicicletta in un vicolo e mi dirigo a casa di Tom; sul marciapiede dall’altra parte della strada c’è una bambina che corre riparandosi con un libro sulla testa. Suono il campanello, ma non risponde nessuno; Tom non è in casa. Strano, mi aveva detto di passare a quest’ora. Mi sono presa l’acqua per niente, bene.
Rieccoci a un’altra serata di queste, Mattia è già ripartito, lui e le lattine di Guinness che ogni tanto portava, in compenso stasera c’è anche Simone: abbiamo riallacciato i rapporti, anche se ormai non è più quello che una volta consideravo il mio fratellone, cioè è sempre il solito, ma... Non so se ho fatto bene a fargli conoscere tutti questi cretini. Oggi è toccato a me portare da bere, lo sanno tutti che io compro la birra più forte, quindi adesso sono tutti contenti. Tranne Tom che fissa la bottiglia piena che tiene in mano; io sono già alla seconda e comincio a non essere sicura se quello che penso lo penso e basta o lo dico anche. Tom non beve, come? Per una volta che c’è la birra buona, l’ho portata io? Sono un po’ brilla. Anche se non mi piace uscire di testa, stasera ho fatto uno strappo alla regola. E quello? Che faccia depressa? Perché non bevi Tom?? Che hai?? Questa mi sa che l’ho anche pronunciata perché Tom mi risponde, con la risposta più ovvia: niente, niente... Odio quando la gente mi dice “niente”, è sempre una bugia. Appoggio la bottiglia a terra, subito Daniele me la fotte; e chi se ne frega. Mi torna in mente l’altro ieri quando Tom non era in casa e mi sono inzuppata di pioggia per niente. “Tom, perché l’altro giorno non eri in casa? Quando pioveva sai, dovevo riportarti il dvd.” “Ero da Sonia.” Ecco, ora capisco! Sono fuori, ma non poi così tanto. Non voglio fare l’impicciona come la Cate, quindi mi zittisco e lo lascio alle sue meditazioni.
Mezzanotte e un quarto passata e arriva Laura, con Sonia, che strano: Sonia non viene mai, le stanno sulle scatole la maggior parte dei ragazzi, e Laura è sempre con il suo boy. Che cavolo ci fanno qua?
Daniele è già ubriaco, altri due o tre sono un po’ rimbecilliti come me; Sara, che si mantiene sempre abbastanza lucida, chiede alle due: “Che ci fate qua in mezzo a tutti questi ubriaconi, ragazze?” Sonia, infastidita, prende Tom per un braccio e lo trascina via, suppongo per parlargli in privato. Eh, gli affari di cuore! Quindi Laura è rimasta da sola a sbrigarsela con gli ubriaconi. Si infila una sigaretta in bocca e si fa passare una bottiglia. Le chiedo dov’è il suo amore, lei sbuffa il fumo e risponde seccata: “In vacanza con i suoi!” Oddio, scusami, che ficcanaso che sono! Mi volto e mi metto ad osservare le sagome nere di Sonia e Tom nella penombra del parco: discutono, poi Sonia scippa la bottiglia dalle mani di Tom e se la scola tutta. Che forza! Miss ce-l’ho-solo-io con i suoi tacchi a spillo e i suoi straccetti attillati che beve come una spugna! Che bello, magari adesso cominciano a litigare e ci scappa la rissa! Chiedo informazioni a Laura che si sta presentando a chi ancora non la conosce: “Lau, la Sonia lo regge l’alcol?” “Boh, non beve mai, credo sia astemia.” Allora ci sarà da divertirsi! Appena questo pensiero attraversa la mia mente già mezza assopita mi accorgo di quanto mi sbaglio: i due, a quanto pare, hanno fatto la pace e si sono avvinghiati in una pomiciata appassionata; e io che speravo nel litigio... Improvvisamente, tra le risatine, Simone grida: “Lo spettacolino porno è compreso nella serata?” Beh, domanda lecita, la cosa strana è che Sonia, invece che riderci su, se ne esce con un: “Che cazzo vuoi coglione?” La birra comincia a fare effetto! Sonia si avvicina pericolosamente a Simone, che è più fuori di testa di quanto pensassi. “Dai, bambolina non te la prendere! Ti do un po’ di birra anch’io, così lo spettacolino lo mettiamo su io e te, no?” Ecco, adesso si incazza anche Tom (come ti permetti!), solo che lui è sobrio e con un pugno stende definitivamente Simone, già mezzo ubriaco e mezzo tramortito. Il silenzio cala sul gruppo; ho avuto la mia rissa, non posso lamentarmi. I più sbronzi cominciano a fare la cosa più stupida: se ne vanno di corsa, prima tra tutti Sonia con Tom, tirato di nuovo via per il braccio, più sconvolto per quello che ha fatto che arrabbiato, poi Daniele, Laura, Anna, Caterina, Sara e tutta la compagnia di cretini ubriachi. Alla fine rimaniamo solo io, troppo stanca per correre, Daniele che dorme per terra, Andrea, la chitarra abbandonata dalla Cate e le bottiglie vuote. Che cavolo corrono a fare, tanto non c’è nessuno! Guardo Andrea che mi sorride, sta pensando anche lui le stesse cose, non è per niente sbronzo: bravo ragazzo. Si offre di riportare Simone a casa, lo accompagno, così posso buttare le bottiglie nel cassonetto per la raccolta differenziata. Per tornare a casa devo riattraversare il parco, prendo la chitarra della Cate mentre passo e non resisto alla tentazione di fermarmi e strimpellare qualcosa: Polly wants a cracker... Think I should get off of her first... I think she wants some water...
Forse non scriverò mai una canzone su di lui, forse non ci ho neanche pensato sul serio. Guardo il cielo nero, pieno di stelle; meglio tornare a casa, prima che i genitori si arrabbino.

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